DESCRIZIONE IMPUTATO:

L’avocado è un frutto di notevoli dimensioni tanto da raggiungere i 20 cm per 1 kg di peso. Esso è originario di una vasta zona geografica che si estende dalle montagne centrali ed occidentali del Messico, attraverso il Guatemala fino alle coste dell’Oceano Pacifico nell‘America centrale. Si adatta a climi tropicali o sub-tropicali e soffre temperature inferiori ai 4 °C. I maggiori paesi produttori sono, nell’ordine: Messico, Repubblica Dominicana, Colombia, Perù, Indonesia, Kenya, Stati Uniti, Cile e Brasile. In Italia abbiamo iniziato a coltivarlo in alcune zone della Sicilia, della Calabria e della Sardegna.

LE ACCUSE DEL PROCESSO

“Negli ultimi anni in Italia si è sviluppata una vera e propria avocado-mania. Complice il nome esotico e il sapore delizioso, questo frutto è riuscito ad arrivare sulle nostre tavole e soprattutto, nei menù dei ristoranti. Il successo di questo alimento nasconde, però, ombre non indifferenti. Infatti per via di una vasta quantità di coltivazioni intensive, esso viene spesso accostato ad un non sottovalutabile impatto ambientale, in particolare nei paesi di provenienza”

A seguito di queste accuse, l’avocado dovrà rispondere dei seguenti crimini:

LE PROVE DELLA DIFESA

A favore dell’assoluzione dell’imputato la difesa proverà a convincervi spiegandovi i vantaggi del consumo di avocado e i molteplici usi che se ne possono fare:

“L’avocado si distingue soprattutto per le sue proprietà nutritive apportando una serie di benefici non indifferenti all’uomo: è un frutto altamente calorico fornendo oltre 200 Kcal ogni 100 grammi; infatti, è particolarmente ricco di grassi “buoni”, gli omega-3, presenti anche nel pesce e si ritiene che proteggano il cuore e il sistema nervoso e rafforzano altresì il sistema immunitario. Alcuni lavori scientifici lo indicano come un frutto ipocolesterolemizzante.
Ai grassi buoni si aggiungono le fibre poco solubili; è ricco di vitamina A, di vitamina C e di vitamina E che rendono elastica la pelle ed aiutano a combattere i radicali liberi, e di glutatione, nonché di vitamina B9, che sono vitamine particolarmente importanti durante la gravidanza e l’allattamento.


L’avocado apporta sali minerali come il potassio e il magnesio, il primo in quantità pure maggiore rispetto alle banane.
Si sostiene che la ricchezza in vitamine e sali minerali migliora anche l’umore di chi lo assume.
L’avocado, avendo una consistenza morbida ed un’elevata quantità di grassi vegetali, può anche essere un ottimo sostituto del burro nella pasticceria vegana. A questo frutto si attribuiscono anche proprietà antinfiammatorie ed è inoltre è indicato come protettivo dai raggi solari.

Oltre al consumo diretto, da esso si può anche ricavare un olio che viene utilizzato sia in campo cosmetico sia alimentare.

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LE PROVE DELL’ACCUSA

A favore della condanna dell’avocado l’accusa vi narrerà l’impatto che né comporta il suo notevole consumo:

“Partiamo da un rapporto dell’Instituto Nacional de Investigaciones Forestales, che ha fotografato la situazione in Messico, uno dei principali paesi produttori e soprattutto esportatori di avocado. In dieci anni (2001-2010) a causa dell’aumento di domanda dall’estero la produzione è triplicata, le esportazioni decuplicate e di conseguenza moltissimi terreni dedicati a più tipi di coltivazione differenti sono stati trasformati in monocolture. Inoltre, qui, così come in tutta l’America Centrale e Meridionale, ciò ha comportato la trasformazione in piantagioni di molte foreste e terre vergini: la perdita, secondo i dati aggiornati al 2012, è stimata in circa 690 ettari all’anno.

Oltre a ciò, l’aumento di terreno dedicato alla monocoltura sottopone l’avocado ad un maggiore stress idrico rispetto a quanto avverrebbe ad una coltivazione varia. Esso infatti ha bisogno di un notevole quantitativo d’acqua per crescere, si stima infatti che un solo frutto richiederebbe fino a 272 litri d’acqua. La produzione di avocado ha dunque un costo idrico molto alto, e se l’associamo ad una zona dove l’acqua è carente il risultato è devastante. È il caso della provincia di Petorca, in Cile. In questa zona molto arida, spesso manca l’acqua per le persone che si ammalano, ma per coltivare l’avocado non manca mai.

“Sono anni che le piantagioni di avocado si impossessano dell’acqua che dovrebbe essere di tutti” racconta la giornalista Alice Facchini in un suo reportage dal Cile. Le grandi aziende infatti hanno ottenuto l’uso perpetuo e gratuito dell’acqua in virtù del codice dell’acqua cileno, approvato nel 1981 durante il regime di Pinochet che prevede una totale privatizzazione dell’acqua che diventa così un bene che può “appartenere” a chi la acquista, come ogni bene di mercato. In molte aree, nelle quali alcune compagnie private vantano diritti di sfruttamento, sono state letteralmente prosciugate le fonti di approvvigionamento quali fiumi e bacini sotterranei, tanto che la popolazione urbana di alcune piccole città vicine dev’essere rifornita da autocisterne vivendo con soli 50 litri pro capite al giorno, talvolta di bassa qualità. L’impatto dell’avocado, quindi, a causa di una coltivazione intensiva e sregolata, sta impoverendo drammaticamente e in maniera costante il territorio e di conseguenza anche la vita umana nelle zone limitrofe. Secondo quanto dichiarato, infatti, ormai si sopravvive solo producendo questo frutto, tutte le altre attività produttive sono ridotte all’osso e sempre più persone, soprattutto giovani, lasciano la terra, ormai consumata.

L’impatto sulle persone però in alcuni casi non si limita soltanto a coloro che abitano nei pressi dei luoghi di coltivazione dell’avocado. Spesso infatti in alcune zone per favorire la crescita delle piantagioni vengono utilizzati, da parte dei coltivatori, erbicidi e altre sostanze vietate come Roundup di Monsanto o il Lorsban, insieme a sostanze vietatissime in Europa come l’uniconazolo. Ciò comporta oltre che un danno ambientale anche un problema di sicurezza alimentare, che riguarda direttamente i consumatori finali del prodotto nonostante molti di essi si trovino a migliaia di km di distanza.

Questa notevole distanza da coprire inoltre comporta un altro grave problema non meno rilevante dal punto di vista ambientale. Tutti i mezzi impiegati per portare 14.000 tonnellate (Eurostat, 2016) di avocado in Italia all’anno infatti, consumano petrolio e contribuiscono all’aumento dell’inquinamento e dell’effetto serra. Senza considerare il fatto che il Cile ha speso, tra il 2010 e il 2016, ben 92 miliardi di pesos, corrispondenti a 122 milioni di euro, per acquistare camion deputati al trasporto di acqua nelle regioni dove si coltiva avocado.

Dopo aver ascoltato questa breve analisi delle complesse dinamiche che si celano dietro alla vendita di questo frutto nei nostri supermercati siete ancora così sicuri che valga la pena di acquistarlo? Scoprilo nella prossima pagina!

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