Questa tipologia d’inquinamento va ad agire sul meccanismo di regolazione della temperatura del pianeta, l’effetto serra, portandolo in disequilibrio. Se ciò avviene in tempi brevi, e in questo caso sono brevissimi, comporta terribili conseguenze sulle ecosistema per via delle infinite interconnessioni che troviamo al suo interno.
Per capire a pieno bisogna però spiegare il concetto di effetto serra.
Cos’è dunque l’effetto serra?

È un particolare fenomeno di regolazione della temperatura di un qualsiasi pianeta provvisto di atmosfera, che consiste nell’accumulo all’interno della stessa atmosfera di una parte dell’energia termica proveniente dalla stella attorno alla quale orbita il corpo celeste, per effetto della presenza in atmosfera di alcuni gas, detti appunto “gas serra”. Tali gas permettono infatti l’entrata della radiazione solare proveniente dalla stella, mentre ostacolano l’uscita della radiazione infrarossa riemessa dalla superficie del corpo celeste (caratterizzata da una lunghezza d’onda di circa 15 micron, maggiore della lunghezza d’onda della radiazione entrante): ciò porta da una parte ad un aumento della temperatura del corpo celeste coinvolto dal fenomeno e dall’altra parte a escursioni termiche meno intense di quelle che si avrebbero in assenza dell’effetto serra, in quanto il calore assorbito viene ceduto più lentamente verso l’esterno. Basta pensare che senza l’effetto serra la temperatura media del nostro pianeta sarebbe di -18°C!! Il nostro mondo, come lo conosciamo, sarebbe sicuramente estremamente diverso rispetto ai nostri bei 15°C.
L’effetto serra, inteso come fenomeno naturale, dunque è essenziale per la presenza e lo sviluppo della vita sulla Terra; al contrario, l’aumento dell’effetto serra, che invece è causato dall’intervento dell’uomo sulla natura, alterando il normale equilibrio termico del pianeta, ha portato nel corso degli anni a mutamenti importanti dal punto di vista climatico e ambientale, per effetto del conseguente riscaldamento globale.
Perché il cambiamento climatico oggi è un problema ma nella storia della terra è sempre stato così?
Gli scienziati, attraverso il ghiaccio, i coralli, gli alberi, riescono a risalire anche alle temperature presenti molti anni prima dell’invenzione dei termometri. Disponendo di questi dati, possiamo allora indagare se anche la temperatura media terrestre, come la concentrazione atmosferica di anidride carbonica, è variata nel tempo e, nel caso, se le sue variazioni sono legate a quelle della CO2. Ne si è concluso che il clima globale del nostro pianeta ha subito e sta subendo, in modo sempre più evidente e rapido, un cambiamento che non trova giustificazioni in cause interne al sistema climatico (orogenesi, epirogenesi, variazioni correnti oceaniche, etc.) né esterne al sistema climatico (di tipo astronomico: eccentricità dell’orbita terrestre, obliquità dell’asse terrestre, precessione degli equinozi).
Rispetto al ciclo del carbonio naturale la specie umana, con l’utilizzo di combustibili fossili, non fa altro che ri-immettere nell’atmosfera – come CO2 – quello che la natura, in milioni di anni, ha sottratto e stoccato in colossali giacimenti organici sotterranei. Anche la crescente antropizzazione del pianeta e il cambio d’uso del territorio contribuiscono all’aumento della concentrazione atmosferica di CO2, perturbando il clima attraverso la ri-immissione in atmosfera quello che la biosfera terrestre aveva prima “sequestrato” (la lavorazione e le gestioni del suolo, in generale, causano una perdita significativa di carbonio contenuto nel terreno). È ormai comunemente accettato il ruolo che l’aumento dei gas serra ha nei cambiamenti climatici in atto.
Vediamo dunque la situazione attuale:
Dagli inizi del 1800 ad oggi, ma soprattutto in quest’ultimo mezzo secolo, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera sta aumentando. Così come quella di altri gas serra, in particolare metano e ossido di azoto.
Nel 2021 la quantità di CO2 ha raggiunto la concentrazione di 419,51 ppmv (parti per milione in volume), valore superiore all’intervallo di concentrazione naturale (180-300 ppmv) degli ultimi 800.000 anni e molto probabilmente degli ultimi 20 milioni di anni. Rispetto al periodo preindustriale è aumentata del 40%! Mentre l’aumento annuale attuale è di circa 3,70 ppmv ma soggetto a variazioni.
Nel 2019 la concentrazione di CH4 (metano) era di 1.870 ppb (parti per milione). Pensate che nell’epoca preindustriale la concentrazione era solamente 750 ppb!! Inoltre una molecola di metano ha una capacità di intrappolare calore addirittura trenta volte superiore a quella della CO2. L’unica nota positiva è che i tempi di residenza in atmosfera sono minori, mediamente non supera i 30 anni.
Attualmente la concentrazione di N2O (protossido di azoto) in atmosfera ha superato la soglia di 330 ppb. Mentre era all’incirca di 280 ppb in epoca preindustriale. Il protossido di azoto pensate ha una capacità di trattenere calore 300 volte superiore alla CO2!
Per quanto riguarda CFC (clorofluorocarburi), HCFC (aloclorofluorocarburi) e HFC(alofluorocarburi) pensate che la capacità di trattenere calore di queste sostanze è tra 1.000 e 13.000 rispetto a quella della CO2. Cosicché la presenza di queste sostanze in atmosfera equivale a quella di alcune parti per milione di CO2! I CFC, sono suddivisi in CFC-12, con una concentrazione attuale di 0,5 parti ppb, e CFC-11 con una concentrazione attuale di 0,2 ppb. A livello crescente, abbiamo anche gli HCFC-22, con una concentrazione pari a 0,2 ppb, e gli HFC-134a con 0,1 ppb.
Vi sono poi due modalità d’inquinamento termico:
Diretto: quando la sorgente inquinante agisce direttamente immettendo energia termica nell’ecosistema in cui si colloca, provocandone un innalzamento di temperatura immediato ed elevato;
Indiretto: quando gli effetti delle sorgenti inquinanti si ripercuotono a scala globale. In questo caso le sorgenti inquinanti sono essenzialmente gas che cambiano il clima come il metano, idrocarburi alogenati e anidride carbonica, responsabili dell’effetto serra.
Parliamo ora delle principali conseguenze a cui ciò sta portando
Conseguenze dell’inquinamento:
Desertificazione: è un processo climatico-ambientale che coinvolge la superficie terrestre portando alla degradazione dei suoli riducendone drammaticamente la fertilità, portando scomparsa della biosfera (flora e fauna) ed alla trasformazione dell’ambiente naturale in deserto. La comunità internazionale ha da tempo riconosciuto la desertificazione come uno dei maggiori problemi economici, sociali e ambientali in vari paesi del mondo, e che oltre a piante e animali mette anche a serio rischio la sopravvivenza di un gran numero di esseri umani diminuendone la qualità della vita con tutte le conseguenze che ciò comporta. Il continente più colpito è l’Africa dove oltre i due terzi delle terre coltivate sono a rischio, ma ciò non toglie che esistano larghe aree degradate anche in Asia, Oceania e America meridionale, e in misura minore in Europa e America settentrionale.

Innalzamento del limite delle nevi perenni e scioglimento dei ghiacci: Il ritiro dei ghiacciai è il fenomeno idrogeologico per cui la superficie e lo spessore dei ghiacciai terrestri sono generalmente diminuiti rispetto ai valori che avevano nel 1850. Si tratta di un processo che ha influenza sulla disponibilità di acqua fresca per l’irrigazione e per uso domestico, su animali e piante che dipendono dalla fusione del ghiacciaio e, a lungo termine, anche sul livello degli oceani. Ciò si sta manifestando sia sulle catene montuose, come l’Himalaya, le Alpi, le Montagne Rocciose e le Ande senza escludere le vette tropicali isolate come il Kilimangiaro in Africa, sia per quanto riguarda i ghiacci artici (groenlandia e mar glaciale artico) e antartici.

Innalzamento, riscaldamento e acidificazione degli oceani: lo scioglimento dei ghiacci sta già provocando un innalzamento del livello del mare che seppur di circa 20 cm sta già causando una vasta gamma di problemi. Dei classici esempi possiamo trovarli in molti atolli delle zone tropicali come maldive, kiribati, tuvalu. Qui queste piccole isolette che superano di appena qualche metro il livello del mare rischiano seriamente di essere sommerse, già si sono verificati casi del genere con gli abitanti costretti ad emigrare in altre zone e ad assumere il triste nome di “Migranti ambientali“. Inoltre l’incremento di CO2 dovuto alle fonti fossili potrebbe essere amplificato dal conseguente riscaldamento degli oceani. Le acque marine contengono disciolta una grande quantità di CO2 e il riscaldamento dei mari potrebbe causarne l’emissione in atmosfera aumentando ulteriormente l’effetto serra. Il riscaldamento delle acque causa anche uno squilibrio all’interno degli ecosistemi marini difficilmente in grado di sopportare anche piccole variazioni di alcuni loro parametri. Lo sbiancamento dei coralli spiega a pieno questo concetto, questi stupendi organismi viventi sono legati ad un filo sottile che si sta sempre più assottigliando. Entro brevi tempi potremmo assistere alla perdita di gran parte delle barriere coralline mondiali. L’acidificazione degli oceani infine, consiste nella riduzione del pH degli oceani per effetto dell’aumento della CO2 nell’atmosfera e di conseguenza l’aumento della quantità disciolta in acqua.[18] Infatti la CO2 disciolta in acqua forma acido carbonico, che ne aumenta l’acidità. Si stima che il valore del pH all’inizio dell’era industriale fosse pari a 8,25 e che sia diminuito a 8,14 nel 2004. Poiché molti organismi ed ecosistemi sono in grado di adattarsi solo a uno stretto intervallo di valori del pH, esso ha indubbiamente un effetto sulla catena alimentare collegata a queste acque e in particolare può influire sul lisoclino e sulla profondità di compensazione dei carbonati, che porta allo scioglimento dei gusci calcarei delle conchiglie dei molluschi e del plancton calcareo, costituite da carbonato di calcio (CaCO3). La vita di tantissimi animali che popolano i nostri mari è dunque sempre più a rischio per via di questi fenomeni che non accennano affatto a regredire.

Cambiamenti nella circolazione atmosferica ed oceanica: un effetto diretto intermedio sarebbero la modifica della circolazione atmosferica e dei suoi pattern (teleconnessioni atmosferiche) e un’accelerazione del ciclo dell’acqua a livello globale. L’oceano per esempio svolge un ruolo essenziale nella mitigazione del clima e nella meteorologia e quindi è strettamente connesso a ciò che accade poi nell’atmosfera. Questo comporta una modifica dei clima di molte zone del mondo in termini di temperatura e piovosità soprattutto. Il variare di questi parametri crea una serie di reazioni a cascata che possono notevolmente mutare il clima presistente. Infatti un aumento della temperatura significa un aumento dell’energia presente nell’atmosfera e quindi eventi meteorologici estremi (quali cicloni, alluvioni, siccità, ondate di caldo e di gelo, ecc.) di maggior numero con una maggior violenza. Risulta tuttavia tuttora molto difficile prevedere come realmente influirà sul sistema pianeta l’attuale riscaldamento globale.

Sociali ed economici: I climatologi mettono in guardia dalla possibile influenza del riscaldamento climatico sulla stabilità dei popoli, con possibile incremento delle emigrazioni di massa dal Paesi del Sud del Mondo verso i paesi del mondo occidentale in virtù del peggioramento della loro qualità della vita. Questi mutamenti infatti oltre a provocare catastrofi naturali possono mettere a serio rischio attività che precedenza svolgevano un ruolo di spicco nell’economia locale (pesca, agricoltura, ecc…) causando quindi gravi problemi economici e impoverendo il territorio e le persone che vi abitano. Ultimo ma non meno importante, il riscaldamento globale potrebbe favorire la diffusione di malattie di origine tropicali come malaria e altre malattie portate da insetti (es. zanzare, zecche, ecc.) in particolare in concomitanza con le ondate di calore. Causando dunque problemi anche a livello sanitario.

Questi scenari come potete notare fanno paura, ed è giusto che così sia. Troppo spesso l’uomo si sente padrone della natura, si sente più forte, ma in realtà non abbiamo assolutamente il comando di questo pianeta. Possediamo solamente un potenziale estremamente elevato da sfruttare nel migliore dei modi possibili.
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