
L’Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande manifestazione ambientale del pianeta, un momento unico al mondo dove tutti i cittadini si uniscono per celebrare la nostra meravigliosa Terra e promuoverne la salvaguardia. La Giornata della Terra, coinvolge infatti ogni anno circa a un miliardo di persone in ben 192 paesi del mondo.
LA STORIA

L’Earth Day nasce il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Nata come semplice movimento universitario, la Giornata della Terra, edizione dopo edizione, ha preso sempre più importanza diventando un evento pilastro per l’educazione e l’informazione ambientale.
Gli ecologisti la utilizzano come occasione per diffondere informazione sulle problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili.
Si promuovono invece soluzioni sostenibili come il riciclo, la riduzione dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e il divieto di utilizzare prodotti chimici, tutto ciò a favore della cessazione della distruzione degli habitat naturali, la salvaguardia di animali e piante che ci vivono e la ricerca costante di una vita umana sostenibile a lungo termine.
Ma partiamo dalle basi: l’idea di istituire una giornata dedicata a terra e ambiente fu discussa per la prima volta nel lontano 1962, ad opera del senatore Nelson, a seguito dei problemi causati dalle continue proteste in Vietnam e dalla nascita di un progressivo interesse verso i diritti morali, tra cui spicca anche l’ambiente. Riuscì a coinvolgere noti esponenti politici come ad esempio Robert Kennedy il quale nel successivo anno intraprese, nella bellezza di 11 stati del paese, una serie di conferenze dedicate a natura e alla tutela ambientale.

Siamo arrivati al 1969: a seguito del disastro ambientale in California (la fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oi al largo di Santa Barbara)il senatore Nelson decise di portare per la prima volta le questioni ambientali nel mondo della politica, portandole all’attenzione dell’opinione pubblica. Iniza così a prendere concretamente forma quello che l’anno successivo sarebbe stato il primo Earth Day.
“Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”.
Senatore Nelson
Il 22 aprile 1970, ispirandosi a questo principio, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una manifestazione a difesa della Terra. I gruppi che singolarmente avevano combattuto contro l’inquinamento da combustibili fossili, contro l’inquinamento delle fabbriche e delle centrali elettriche, i rifiuti tossici, i pesticidi, la progressiva desertificazione e l’estinzione della fauna selvatica, improvvisamente compresero di condividere valori comuni. Migliaia di college e università organizzarono proteste contro il degrado ambientale: da allora il 22 aprile prese il nome di Earth Day, la Giornata della Terra.
La copertura mediatica della prima Giornata Mondiale della Terra venne realizzata da Walter Cronkite della CBS News con un servizio intitolato “Giornata della Terra: una questione di sopravvivenza”. Fra i protagonisti della manifestazione anche alcuni grandi nomi dello spettacolo statunitense tra cui Pete Seeger, Paul Newman e Ali McGraw.
La Giornata della Terra diede una spinta determinante alle iniziative ambientali in tutto il mondo e contribuì a spianare la strada al Vertice delle Nazioni Unite del 1992 a Rio de Janeiro.
Nel corso degli anni l’organizzazione dell’Earth Day si dota di strumenti di comunicazione più potenti arrivando a celebrare il proprio ventesimo anno di fondazione con una storica scalata sul monte Everest in cui un team formato da alpinisti statunitensi, sovietici e cinesi, realizzò un collegamento mondiale via satellite. Al termine della spedizione tutta la squadra trasportò a valle oltre 2 tonnellate di rifiuti lasciati sul monte Everest da precedenti missioni.

Nel 2000, grazie alla diffusione di internet, lo spirito fondante dell’Earth Day ed in generale la celebrazione dell’evento vennero promosse a livello globale. L’evento che ne conseguì riuscì a coinvolgere oltre 5.000 gruppi ambientalisti al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone, e molti noti personaggi dello spettacolo come l’attore Leonardo di Caprio.
Nel corso degli anni la partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta superando oltre il miliardo di persone in tutto il mondo: è l’affermazione della “Green Generation”, che guarda ad un futuro libero dall’energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali.
LA TERRA, L’UNICA CASA CHE ABBIAMO MAI CONOSCIUTO

Carl Sagan

Jim Lovell

Jurij Gagarin
Nel corso della storia la terra è passata da essere la nostra casa ad essere una risorsa. O per meglio dire è l’uomo che, inconsciamente, ha cambiato il proprio modo di identificarla, iniziando a riconoscerla esclusivamente come una fonte da cui attingere a proprio piacimento. Questo ha portato alla nascita del consumismo volto al soddisfacimento indiscriminato di bisogni che prima di allora non sono mai stati definiti come essenziali. Esso nella società moderna ha significato uno sfrenato e inarrestabile utilizzo delle risorse che la natura ci mette continuamente a disposizione, portando ormai regolarmente ad un loro esaurimento molto prima del tempo e ad una progressiva compromissione dell’equilibrio uomo-terra. Il rispetto per i tempi necessari ai prodotti della terra per nascere, crescere e rendersi disponibili è infatti scomparso. Tutto deve essere pronto, a disposizione, sempre e subito. Tutti devono avere, possedere e consumare. L’importanza del mantenimento di questo equilibrio è venuta meno, sopraffatta da una mentalità incentrata sull’eterna crescita economica.
Questo perchè l’ambiente è troppo spesso relegato ai margini della politica. Per anni infatti non ha mai rappresentato un tema centrale nelle politiche nazionali, internazionali e mondiali. Quasi nessuno, ad eccezione di pochi, ha mai pensato davvero di mettere in pratica azioni reali e tempestive di gestione delle sempre maggiori problematiche ambientali e climatiche, senza trasmettere alcuna preoccupazione nella testa delle persone. E così di conseguenza esso resta fuori dal pensiero della massa. Perché tanto è ancora presto. Il problema è lontano, non mi riguarda. Se la vedranno le generazioni future, saranno loro a trovare una soluzione.
Percorriamo tutti, o quasi, una strada sbagliata che nonostante ciò stanno insistendo a farci costruire e che non porterà a nessuna soluzione. E i primi a farne le spese sono gli esseri viventi. E’ così che le foreste hanno iniziato a scomparire. Al loro posto monocolture intensive, cariche di pesticidi e diserbanti per garantire sempre quella continua crescita costante, e in solo apparente salute. Mari e fiumi hanno iniziato a riempirsi di strane sostanze chimiche derivanti dai processi industriali, ma anche di liquami, rifiuti, plastica e petrolio. L’aria è diventata inquinata, sempre più calda, carica di CO2 ed altri gas di natura antropica. Gli animali, da fedeli coinquilini del Pianeta, hanno visto i loro ecosistemi modificarsi troppo rapidamente senza poterne tenere il passo, trasformandosi in grandi gabbie mortali per molte specie. Altri di loro in gabbie hanno iniziato perfino a nascerci, diventando oggetti di consumo e macchine da produzione. Questa non è più vita.
Ma quindi il nostro Pianeta sta morendo? tante volte lo abbiamo sentito dire alla tv, lo abbiamo letto sul giornale o su internet. Ma non è così, la terra andrà avanti come ha fatto per miliardi di anni, cambieranno un po’ di cose questo è sicuro, ma il pianeta sopravviverà a questa malattia.
Quindi No, siamo noi che stiamo morendo. Senza questo fragile equilibrio che governa la terra l’uomo non sarebbe in grado di sopravvivere. Ci sono voluti milioni di anni di evoluzioni, cambiamenti climatici e ambientali per portare a tutto ciò come oggi lo conosciamo e come è essenziale per la sopravvivenza nostra e di migliaia di altre specie. Ora è il momento di capirlo, perché basta un solo attimo per distruggere tutto.
Guardare il mondo dalla Cupola è indescrivibile. Si ha il senso di fragilità del pianeta Terra, con la sua atmosfera sottilissima, e dell’incredibile bellezza di questo gioiello sospeso nel velluto nero dello spazio.
Luca Parmitano