DESCRIZIONE IMPUTATO:

La Coca-Cola è una bevanda industriale analcolica di tipo bibita con diffusione globale.

La composizione: essa viene indicata sull’etichetta della bevanda. Gli ingredienti sono elencati in ordine di peso.

La bevanda contiene anche un aroma denominato “7X”: si tratta di estratti ricavati dalle foglie della pianta di coca, privati delle sostanze (alcaloidi) psicotrope. Le foglie della qualità Erythroxylum novogranatense, coltivate legalmente in Perù, sono poi esportate in New Jersey, dove la Stepan Company, sotto l’egida dell’ente antinarcotici statunitense DEA, provvede a ottenere l’estratto aromatico decocainizzato, la cui produzione è interamente acquistata dalla The Coca-Cola Company.

I partner che imbottigliano la bevanda sono controllati dalle sedi Coca-Cola di riferimento per il territorio e sono circa 250 in tutto il mondo. Coca-Cola Company fa produrre la bevanda a fornitori imbottigliatori, unici per un determinato territorio, che ricevono lo sciroppo, prodotto unicamente dalla casa madre. Questo viene poi diluito con acqua gassata secondo una prefissata proporzione e procedendo successivamente al confezionamento. La ricetta dello sciroppo è segretissima, conosciuta solo da pochissime persone. Con questa modalità la società può distribuire il prodotto in tutto il mondo, preservando uniformità di gusto e assicurando freschezza.

LE ACCUSE DEL PROCESSO

“Una delle bevande più famose al mondo nonchè una delle multinazionali più potenti. Tra il mistero celato dietro ricetta e la facilità con cui è reperibile, essa è consumata in tutto il mondo e addirittura al di fuori di esso! nel 1985 infatti Coca-Cola ha creato la prima bibita che può essere consumata nello spazio, testata con successo a bordo dello Space Shuttle Challenger. Solo in alcuni stati come Cuba e Corea del Nord il consumo è vietato da legge. Coca-Cola nel corso degli anni ha inoltre dato nascita a mille gusti e varianti diverse, impressionante è il fatto che se si decidesse di provare ogni bevanda con questo marchio, si impiegherebbe circa 9 anni per provare tutte quelle attualmente sul mercato.

A seguito di queste accuse, la Coca-Cola dovrà rispondere dei seguenti crimini:

LE PROVE DELLA DIFESA

A favore dell’assoluzione dell’imputato la difesa proverà a convincervi spiegandovi i vantaggi del consumo di Coca-Cola e i molteplici usi che se ne possono fare:

l’azienda si sta impegnando a recuperare entro il 2030 ogni bottiglia dispersa, in modo che nessuna di esse finisca sulle spiagge o negli oceani e la plastica possa essere riciclata in nuove bottiglie e questo è solo l’inizio“.

Quello del recupero del packaging è un problema che riguarda tutto il mondo, ma non si è creato da solo e, come ogni azienda, è nostra responsabilità contribuire a risolverlo

James Quincey, Presidente e CEO di The Coca‑Cola Company.

Acquistata infatti ogni giorno, utilizzata per soli pochi minuti e subito pronta a diventare rifiuto: a questo si riduce, spesso, il destino di una bottiglia, con una vita breve e un alto impatto sull’ambiente. La Coca-Cola in questi ultimi anni si sta impegnando per ridurre drasticamente i rifiuti prodotti per guardare ad un futuro più sostenibile, per far ciò si è posta determinati obiettivi:

L’esperienza ha fornito un’opportunità:

“Abbiamo lanciato la prima bottiglia contenente rPET nel 1991 e avevamo un obiettivo globale del 25% di rPET in tutte le nostre bottiglie di plastica che non avevamo raggiunto. Questa mancanza ha fornito un’opportunità per imparare “. L’azienda ha affermato che le bottiglie con il 100% di plastica riciclata sono ora disponibili in 18 mercati in tutto il mondo e questo numero è “in continua crescita”

Un portavoce di The Coca-Cola Company

Gli obiettivi di vendita di packaging sostenibile e di riciclo prefissati da The Coca‑Cola Company tengono conto delle reali abitudini dei consumatori: se è vero che eliminare il packaging è un’utopia, è vero anche che il suo impatto può essere notevolmente ridotto tramite l’uso di materia prima riciclabile e tramite il suo recupero dopo l’utilizzo. Per continuare a fronteggiare la questione legata ai rifiuti generati dagli imballaggi, Coca‑Cola inoltre coopera a livello globale con alcuni dei suoi partner storici come The Ocean Conservancy il Trash Free Seas Alliance, il World Wildlife Fund (WWF) e la Ellen MacArthur Foundation (New Plastics Economy initiative).

Per The Coca‑Cola Company questo è il passo successivo agli impegni già presi in ambito sostenibilità, come ad esempio quello di essere la prima azienda tra le Fortune 500 a reintegrare il 100% dell’acqua che usa a livello globale.

Inoltre fin dal 1995 è tra i maggiori sostenitori di Ocean Conservancy’s International Coastal Cleanup, la più grande associazione di volontariato a occuparsi in maniera specifica di ambiente marino. Nell’ambito di questa partnership, Coca‑Cola ha dato il suo contributo alla mobilitazione di 11 milioni di persone per la pulizia di 206 milioni di chili di spazzatura da oltre 600mila chilometri di costa.

In Italia

Anche in Italia, gli imbottigliatori hanno fatto seguito agli impegni assunti dall’Azienda a livello globale con azioni concrete sul territorio. Coca‑Cola HBC Italia, principale imbottigliatore e produttore dei prodotti The Coca‑Cola Company sul territorio nazionale, si impegna costantemente alla ricerca di materiali e formati per ridurre l’impatto ambientale sia durante il processo produttivo sia dopo l’utilizzo di bottiglie e lattine.

Si parte con l’obiettivo di ottimizzare peso e volume dei propri imballaggi anche attraverso la sgrammatura della capsula delle bottiglie da 0,5 lt utilizzata in tutti i siti produttivi dell’azienda. La nuova capsula di che, a partire dal 2015, ha subito una riduzione del suo peso pari al 27% ha consentito anche un’ottimizzazione nella logistica, grazie al minor numero di contenitori di tappi da trasportare (-14,7%) ed è stata premiata nel 2016 dal CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, tra le soluzioni di packaging più innovative e ecosostenibili immesse sul mercato. A seguire questa scia è anche Sibeg, imbottigliatore dei prodotti The Coca‑Cola Company per il mercato siciliano, che negli ultimi 5 anni ha ridotto il peso delle bottiglie in PET da 0,5 lt del 19%, con un impegno alla riduzione del peso in tutti i formati proposti.

Un altro grande passo avanti lo si è registrato con l’introduzione nel 2020 sul mercato italiano di bottiglie realizzate con il 50% di plastica riciclata (rPET).

Inoltre per la questione legata al consumo di acqua, negli ultimi 7 anni Coca‑Cola HBC Italia ha investito oltre 151 milioni di euro in ammodernamenti e nuove tecnologie nei 4 stabilimenti di Nogara, Oricola, Marcianise e Rionero in Vulture e ha implementato nuove tecnologie che permettono la riduzione del consumo di acqua in rapporto ai litri di bevanda prodotta, tanto che, nel 2016, l’indicatore di prestazione dei consumi di acqua è pari a 1,81 litri per ogni litro di bevanda prodotta e l’azienda sta lavorando per abbassare ancora questo numero.

ALTRI USI COCA-COLA E CURIOSITà
COMBUSTIBILI BIO

E’ la Coca-Cola a vantare il primo impianto di trigenerazione degli Stati Uniti. Calore, elettricità e refrigerazione vengono infatti prodotti dal medesimo impianto, alimentato con il biogas prodotto nella vicina discarica di Hickory Ridge vicino a Conley (Georgia). La discarica fornisce il biocombustibile che permette all’impianto di utilizzare fonti non fossili per alimentare il proprio stabilimento.

I consumatori in tutto il mondo hanno a cuore il nostro pianeta. Vogliono e si aspettano che aziende come la nostra facciano da apripista e contribuiscano a rendere il mondo il meno inquinato possibile. Attraverso la nostra visione globale per un mondo libero dai rifiuti, stiamo investendo nel nostro packaging e nelle comunità in cui operiamo, per fare la nostra parte affinché il problema degli imballaggi diventi un ricordo del passato.”

James Quincey, Presidente e CEO di The Coca-ColaCompany.
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LE PROVE DELL’ACCUSA

A favore della condanna della Coca-Cola l’accusa vi narrerà l’impatto che ne comporta il suo notevole consumo:

PLASTICA: 3 milioni di tonnellate di plastica sono stati prodotti da Coca-Cola nel solo 2017 e corrispondono a circa 200 mila bottiglie al minuto, 108 miliardi di bottiglie ogni anno, oltre 1/5 della produzione globale di bottiglie in PET che, nel 2017, arrivava a circa 500 miliardi l’anno. Infatti, secondo uno studio del 2017, solo il 9 per cento della plastica prodotta è stato riciclato. La restante va ad accumularsi, troppo spesso in natura, portando a gravissimi impatti sugli ecosistemi marini e terrestri senza distinzioni. Questo è dovuto al notevole tempo che ci mette la plastica per degradarsi (fino a 500 anni). Inoltre Coca-Cola si era posta già negli anni 90′ l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di plastica riciclata per produrre le proprie bottiglia con almeno il 25% di rPET, ma nonostante ciò ben tre decenni dopo i valori sono ancora più bassi di ciò che era stato pianificato, si attestano sul 10%.

Inoltre spesso Coca-Cola si è dichiarata favorevole e a sostegno delle leggi Ue contro l’utilizzo spropositato di plastica, ma nonostante ciò in molte altre zone non ha promosso alcuna soluzione al continuo utilizzo di plastica monouso, non adeguandosi quindi alle stesso norme che ha dichiarato di sostenere ma promuovendo azioni contrarie destinate unicamente all’incremento delle produzioni.

«Riteniamo che il riciclo sia una falsa soluzione per le aziende, un modo di scagionarsi per questa dipendenza dal packaging usa e getta»

Chhotray

Essere riciclabile è una cosa, essere riciclato è un’altra. Infatti il controllo che queste aziende possono esercitare una volta che l’imballaggio ha lasciato la loro catena di custodia è limitato.

RICICLO: Le lattine di alluminio e le bottiglie di vetro sono spesso considerate alternative più ecologiche rispetto alla plastica, ma hanno anch’esse un notevole impatto ambientale.

Un’infografica creata da BFFP, che mostra l’evoluzione dell’inquinamento da plastica da parte della multinazionale negli ultimi tre anni.

ARGENTINA: LA MORALEJA: Greenpeace e migliaia di sostenitori in tutto il Sud America hanno celebrato la decisione della Rainforest Alliance di annullare la certificazione di agricoltura sostenibile di La Moraleja, uno dei principali fornitori di Coca-Cola di succo di limone concentrato per Coca-Cola, Sprite e altri prodotti del marchio. La Moraleja gestisce una fattoria di 74.000 acri nel nord dell’Argentina destinata alla produzione di limoni e ha disboscato illegalmente più di 7.000 acri di foreste del territorio. Greenpeace chiede a Coca-Cola di rimboschire l’area distrutta e di stabilire una politica di deforestazione zero per i suoi fornitori, compresa La Moraleja. Nonostante il fatto che sia Coca-Cola che La Moraleja riconoscano il danno avvenuto, si sono offerte di rimboschire meno della metà dell’area sgomberata. Greenpeace e migliaia di persone in tutto il mondo continuano a chiedere il completo ripristino dell’area colpita.

La Moraleja S.A, has illegally deforested 3,000 hectares of native land

MESSICO: secondo il racconto di due inviati del New York Times andati a San Cristóbal de las Casas, diversi decenni fa Coca-Cola ottenne dal governo federale (e non da quello locale, particolare importante perché il denaro corrisposto non viene investito in zona) il permesso di usare l’acqua dei pozzi naturali, in cambio dell’impegno a migliorare la distribuzione della rete tra le popolazioni del Chiapas. In questa zona di montagna, alcuni residenti hanno solo acqua corrente poche volte a settimana e sono costretti a comprare acqua trasportata da camion cisterna per l’uso quotidiano. Inoltre con una rapida urbanizzazione, infrastrutture fatiscenti e cambiamenti climatici che mettono a dura prova i pozzi che una volta rifornivano l’intera città, l’acqua potabile sta diventando sempre più una rarità. Eppure, l’impianto locale Coca-Cola (di proprietà del gigante messicano delle bevande Femsa) è autorizzato a estrarre legalmente una enorme quantità di acqua pulita ogni giorno, lasciando a secco i residenti. L’impianto di imbottigliamento locale ha reso la Coca-Cola più abbondante e quindi più conveniente rispetto all’acqua in bottiglia. Di conseguenza, gli abitanti di questa città del Chiapas tendono a bere circa 2 litri di Coca-Cola ogni giorno causando gravi forme di diabete, un tempo quasi assente, il quale miete 3.000 vittime ogni anno. Quasi ogni famiglia è colpita dal diabete di tipo 2, e la mortalità specifica è aumentata del 30% in soli tre anni. L’azienda si difende chiamando in causa la globalizzazione, il riscaldamento globale, la scarsa pianificazione industriale urbanistica della zona e altre motivazioni generiche, e sottolinea che oltre 400 persone hanno un lavoro grazie all’imbottigliamento.

COLOMBIA: Emblematico è il caso della Colombia. Qui l’azienda, per mano della sua filiale Panamco S.A., sfrutta da oltre vent’anni la corruzione del governo nazionale e la tensione sociale del paese per imporre condizioni inumane ai propri lavoratori e attuare strategie di repressione verso le organizzazioni sindacali. Il ministro degli Esteri David Choquehuanca ha dichiarato Il 21 dicembre 2012, in occasione della fine del capitalismo e quindi dell’egoismo e della divisione, che quel giorno segnerà anche la fine della Coca-Cola e l’inizio del Mocochinchè (tipica bevanda tradizionale del posto a base di nettare di pesca). Tutto questo, per amore di Pachamama, la loro Madre Terra.

GUARANI DEL BRASILE: I Guarani del Brasile hanno chiesto a Coca-Cola di smettere di comprare zucchero dal gigante alimentare americano Bunge, coinvolto in un caso scandaloso di accaparramento di terra. Un recente rapporto di Oxfam infatti, ha rivelato che Coca-Cola si rifornisce di zucchero dalla Bunge la quale, a sua volta, compra canna da zucchero dalla terra rubata ai Guarani per produrre biocarburanti.

L’appello di Arlindo

“Coca Cola deve smettere di comprare zucchero dalla Bunge. Mentre queste compagnie si arricchiscono, noi soffriamo la fame, la miseria e gli omicidi.”

Un portavoce Guarani a Survival International.

La comunità di 379 Guarani di Jata Yvary, nello stato brasiliano del Mato Grosso do Sul, ha perso gran parte della sua terra ancestrale a causa delle piantagioni da cui proviene la canna da zucchero venduta alla Bunge. Oggi la tribù è costretta a vivere in un piccolo appezzamento di terra completamente circondato dalle coltivazioni. I Guarani hanno gravi problemi di salute a causa dei pesticidi tossici che vengono spruzzati sulle piantagioni, e soffrono per la perdita delle loro foreste da cui dipendevano per cibo, medicine e abitazioni.

“Gli allevatori hanno distrutto quasi tutta la nostra foresta, le nostre piante medicinali, i nostri frutti e le nostre risorse. Ai bambini viene il mal di testa e cominciano a vomitare.”

Arlindo, leader della comunità di Jata Yvary

Di recente la Coca-Cola si è impegnata a rispettare la politica di tolleranza zero di Oxfam verso l’accaparramento di terra e a “riconoscere e salvaguardare i diritti delle comunità e dei popoli tradizionali a mantenere l’accesso alla terra e alle risorse naturali.” Survival ha sollecitato la Bunge a smettere di comprare canna da zucchero proveniente dalla terra guarani, ha scritto alla Coca-Cola, e ha più volte fatto appello alle autorità brasiliane affinché la terra della tribù sia mappata con urgenza.

Coca-Cola compra lo zucchero da un gigante dell’industria alimentare americana coinvolto nella lotta per la terra in Brasile.
© Survival

“Le multinazionali sono maestre nell’arte di aggirare le critiche con promesse di cambiamento, ma la politica è inutile se non seguono azioni concrete. Per prendere sul serio l’impegno della Coca-Cola, la compagnia deve smettere di comprare zucchero dalla Bunge. Fino a quando questo accordo continuerà, l’impegno che la multinazionale ha preso contro l’accaparramento di terra sarà privo di significato.”

Stephen Corry, direttore di Survival

INDIA: L’India Resource Center ha comunicato la chiusura dello stabilimento di Jaipur. Essa è legata unicamente alla difficoltà di estrarre acqua dalle falde acquifere, ormai sfruttate al limite delle loro possibilità, e a conseguenti perdite finanziarie. Tutto ciò è principalmente dovuto ad un eccessiva produzione di Coca-Cola che ha drasticamente ridotto le materie prime presenti nella zona.

La campagna di boicottaggio indiana è on-line su www.indiaresource.org.

Clicca qui per vedere la locandina.

LA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO DELLA COCA-COLA IN INDIA

In India ogni impianto di Coca-Cola arriva a bere tra uno e due milioni di litri d’acqua al giorno, e pensate, nel paese di questi impianti ce ne sono addiritura 90. Il prelievo idrico quotidiano si aggira intorno i 90 e i 180 milioni di litri di acqua potabile. Con queste quantità di acqua si potrebbe arrivare a soddisfare le esigenze idriche di milioni di abitanti. Un altro problema riguarda invece l’inquinamento delle acque: per produrre un solo litro di Coca-Cola vengono inquinati circa dieci litri di acqua potabile. Nei reflui di questi impianti il Pollution control board del Kerala ha rilevato delle alte concentrazioni di cadmio e piombo. Esposizioni al cadmio protratte nel tempo a questi elementi possono causare disfunzioni renali, danni alle ossa, al fegato e al sangue. Il piombo invece danneggia il sistema nervoso centrale, i reni, il sangue e il sistema cardiovascolare. Le donne di un piccolo borgo del Kerala sono riuscite a far chiudere un impianto della Coca-Cola.

Vandana Shiva, famosa scienziata e ecologista indiana nel 2006 denunciò che per produrre un solo litro di bevanda se ne inquinano 10 di acqua potabile.

«Quando bevi Coca Cola, stai bevendo il sangue delle persone»

Mylamma, fondatrice del movimento anti Coca Cola a Plachimada

Inoltre a causa del vasto uso di pesticidi, nelle bevande prodotte in queste zone dopo un attenta analisi sono state trovate sostanze molto pericolose derivate per l’appunto dall’uso massiccio di pesticidi. Le quantità sono 24 volte superiore a quelle permesse dal Bureau of Indian Standards (BIS) e, in alcuni campioni, i livelli hanno superato gli standard di 140 volte. Le bevande stesso dunque rappresentano una grave minaccia per le popolazioni locali.
L’impianto di Plachimada rappresenta un caso ormai storico ed emblematico. Era stato progettato nel marzo del 2000 con un obiettivo, produrre ogni giorno 1.224.000 bottiglie di Coca-Cola e per questo ottenne la licenza per installare una pompa. Ma nonostante ciò iniziò anche ad estrarre illegalmente milioni di litri di acqua potabile. Questo causò un abbassamento del livello della falda che avvenne vertiginosamente, passando da 150 a 500 metri di profondità. I contadini e gli abitanti dei villaggi denunciarono il fatto, essi infatti vennero messi in crisi da questa situazione, non riuscendo più a mettere da parte l’acqua necessaria perché continuavano a spuntare nuovi pozzi, tutto questo con gravi impatti sul raccolto agricolo. Quando le accuse furono confermate, per via del fatto che, l’azienda non era in grado di fornire un rapporto dettagliato richiesto dalle autorità locali, fu mandata un’ingiunzione a comparire in tribunale e la licenza fu revocata. A quel punto la Coca-Cola provò persino, ma per fortuna senza riuscirci, a corrompere il presidente del Panchayat, A. Krishnan, offrendogli 300 milioni di rupie.
Coca Cola non si limitava però a rubare l’acqua alla comunità locale: quella che non prendeva, la inquinava. L’azienda infatti ha depositato del materiale di scarto nei pressi dell’impianto che, durante la stagione delle piogge, si è disperso per i campi, nei canali e nei pozzi. Dopo che ben 260 pozzi messi a disposizione dalla pubblica autorità come sorgenti di acqua potabile per la popolazione si erano esauriti, Coca-Cola li ha utilizzati come deposito per le sue acque di scarto di lavorazione. Nel 2003, la popolazione di Plachimada è stata informata dall’ufficiale medico distrettuale del fatto che la loro acqua non era più potabile. Gli abitanti dovevano quindi camminare per miglia e miglia per raggiungere fonti dove prendere l’acqua potabile.

Gli agricoltori indiani combattono contro Coca-Cola

La REBOC – Rete Boicottaggio Coca-Cola, che promuove il boicottaggio della Coca-Cola per la repressione anti-sindacale in Colombia, si dichiara solidale con la campagna indiana e si impegna a diffondere le informazioni provenienti dall’India. Le due campagne si sono ufficialmente saldate al Forum Sociale di Porto Alegre, che ha proclamato il 22 Luglio Giornata Mondiale di Boicottaggio della Coca-Cola, in solidarietà con la campagna colombiana e con quella indiana.

EL SALVADOR : nelle piantagioni di canna da zucchero HRW sono state denunciate le condizioni di lavoro dei minori utilizzati nelle piantagioni ed è stato chiesto di inviare un appello alla Coca-Cola, principale utilizzatore di zucchero di canna e all’associazione dei produttori di El Salvador. Il lavoro infantile domina nelle piantagioni di canna da zucchero, bambini addirittura dagli otto anni usano i machete per tagliare la canna, lavorando fino a nove ore al giorno sotto il sole cocente: le ferite alle mani e ai piedi sono ormai consuetudine; l’assistenza medica, quando esiste, deve pagarla la famiglia dei bambini feriti e durante la raccolta che avviene durante i primi mesi dell’anno scolastico i bambini non vanno a scuola. I minorenni sfruttati secondo le stime sono circa, 222.000. Questo problema si estende in molti stati del centro america.

Danni alla salute

DIABETE: “La Coca-Cola aumenta del 21% il rischio diabete, la light del 18%”. A queste conclusioni sono giunti i ricercatori dell’Università Karolinska Institute, in Svezia, che hanno pubblicato lo studio sull’autorevole rivista scientifica European Journal of Endocrinology. Questo studio ha coinvolto un campione di 2.874 adulti, monitorati dettagliatamente durante il loro consumo giornaliero di bibite gassate per un anno. I partecipanti, che bevevano due o più drink zuccherati al giorno, sono risultati essere 2.4 volte più a rischio di diabete rispetto a coloro che non consumavano tante bibite gassate, incluse quelle “senza zucchero”, che tuttavia contengono dolcificanti artificiali altrettanto nocivi per la nostra salute. La probabilità di contrarre diabete aumenta al crescere del consumo di soft drink. I ricercatori hanno scoperto che bere 5 bicchieri al giorno di bevande gassate e zuccherate, aumenta il rischio di ben 4,5 volte. Inoltre, le bibite che contengono meno calorie o zero calorie, come nelle versioni “Light”, tendono a renderci più affamati. Mentre i dolcificanti artificiali possono anche interferire con i batteri presenti nel nostro intestino, contribuendo allo sviluppo del diabete.

sindrome metabolica coca zero: le bevande zero, tanto amate da una buona fetta di popolazione sembra invece che provochino il diabete e la sindrome metabolica. Non fatevi dunque ingannare dagli spot pubblicitari. In diversi studi si è potuto costatare che, le persone che consumano queste bevande, a parità di stile alimentare complessivo, si ammala di più di diabete. La domanda sorge spontanea, come ci si può ammalare di diabete se non contengono zuccheri? Coca-Cola può anche questo.

CARENZA DI CALCIO: I composti del fosforo sono molto utilizzati come acidificanti e correttori dell’acidità degli alimenti. Questi composti, come ad esempio l’acido fosforico e i suoi sali, vengono quotidianamente aggiuntii alle bevande analcoliche gassate e ad altri prodotti.
Un eccesso di fosforo potrebbe provocare una carenza di calcio, esoprattutto nei bambini, aumentando il rischio di rachitismo e osteoporosi negli adulti.

cancro: Il caramello è un colorante comunemente utilizzato in molti tipi di bevande gassate ma durante la produzione industriale si sviluppa al suo interno un composto chimico chiamato 4-methylimidazole (4-MEI) che in alte concentrazioni è catalogato secondo alcuni studi come un probabile cancerogeno per l’uomo.

L’European Food Safety Authority, in controtendenza afferma invece che questi coloranti al caramello non sono nè genotossici nè cancerogeni, e non c’è alcuna evidenza sul fatto che possano avere effetti negativi sulla salute. Per questo motivo l’Unione Europea non ha al momento posto alcun limite effettivo all’uso di questi coloranti alimentari nelle bevande. Tuttavia il dibattito nella comunità scientifica è aperto, poichè i risultati degli studi sono spesso contraddittori e gli enormi interessi economici che girano attorno a questo business sicuramente rappresentano un ostacolo al raggiungimento di una posizione accettata e condivisa.

Cosa succede quando assumiamo Coca-Cola

Gli effetti collaterali degli ingredienti:

Dopo aver ascoltato questa breve analisi delle complesse dinamiche che si celano dietro alla produzione e vendita di questa bevanda unica nei nostri supermercati siete ancora così sicuri che valga la pena di acquistarla? Scoprilo nella prossima pagina!

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