
Il 7 maggio 2021 è stato organizzato un flashmob digitale contro gli incendi in Sicilia. Postando una foto con l’hashtag #FACEMUSCRUSCIU (facciamo rumore) è nata una catena virtuale di persone per attirare l’attenzione mediatica su un fenomeno purtroppo sempre più pericoloso; i roghi in Sicilia.
Guardando indietro solo a un anno fa, nell’agosto 2020 la Riserva naturale dello Zingaro, in provincia di Trapani, prese fuoco, venendo interdetta al pubblico nel bel mezzo dell’estate. Il luogo rappresenta la prima riserva naturale istituita nell’isola 40 anni fa nonchè uno degli spazi naturali più importanti della regione, sia da un punto di vista turistico che ambientale.
Seppur si pensi spesso, non senza buone ragioni, a una natura dolosa degli incendi, la crisi climatica in atto non è da ritenersi innocente, anzi.
Il grande squilibrio tra periodi di pioggia e lunghe siccità porta le zone boschive e naturali in difficoltà, rendendo maggiore il rischio di allagamenti o, come in questo caso, incendi. I terreni e il fogliame diventano molto secchi, risultando maggiormente infiammabili.
“Tra incendi dolosi e tecniche di potatura demenziali, assistiamo ogni giorno alla distruzione del nostro patrimonio verde”, scrivono gli organizzatori del flashmob.
L’assenza di consapevolezza ambientale, poi porta a trattamenti scorretti delle zone naturali e al deterioramento delle stesse da parte degli addetti al lavoro, dei governi e degli stessi cittadini. Rifiuti abbandonati, sporcizia, grigliate illegali e utilizzo di mezzi scorretti fanno sì che, in unione alla situazione climatica sopra descritta, anche una “semplice” sigaretta buttata erroneamente per terra possa diventare una vera e propria arma mortale per noi e soprattutto per l’ambiente.
Tuttavia, la Sicilia purtroppo non è l’unica regione colpita da tale problematica. In generale in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali, il controllo delle riserve naturali è sempre più approssimativo e gli incendi sempre più all’ordine del giorno. Come mai?
Nel 2019 fu la stessa Corte Costituzionale a voler sopprimere il Corpo Forestale italiano, in seguito a una inaspettata scelta di bilancio. Già nel 2016 il Corpo forestale era stato inglobato nell’Arma dei Carabinieri, rendendolo così non più un corpo autonomo. La continua marginalità e mancanza di investimenti formativi ed economici specifici nelle guardie forestali sta portando dunque da anni a una loro incompleta formazione e sviluppo.
L’assunzione di più guardie forestali competenti e l’investimento ecologico sono alcuni dei passi fondamentali che i governi dovrebbero compiere per migliorare la situazione. Senza figure professionali capaci attive e diffuse sul territorio, la crisi climatica incombente e l’illegalità avranno sempre più potere sulla natura, portando alla sua stessa rovina. Il Pianeta è la nostra casa passata, presente e si spera anche futura, perciò non c’è più tempo per aspettare di prendersene cura.