Stoppani – Cogoleto

Cause della contaminazione
La contaminazione del sito preso in considerazione è imputabile all’azienda chimica milanese Luigi Stoppani SpA, fondata nei primi anni del novecento dall’omonimo imprenditore: sin dalla costruzione dello stabilimento industriale la cui ubicazione coincide con quella del sito contaminato, un’area vicina alla costa tra Cogoleto ed Arenzano, esso ha scaricato tutti i propri rifiuti di natura tossica, nonché oncogena, nell’ambiente circostante, causando un ingente inquinamento delle acque e del suolo in prossimità dello stabilimento sopracitato, nonché nella zona limitrofa della discarica Cava Molinetto.

I composti inquinanti
L’azienda Luigi Stoppani SpA ha basato l’attività del suo primo stabilimento industriale sulla sintesi di composti del cromo, principalmente del cromo esavalente, elemento presente nella maggior parte dei composti inquinanti coinvolti nel fenomeno di contaminazione, i quali comprendono:

- Solfati (SO2)
- Cr3+
- Cr6+
- Bicromato di sodio (Na2Cr2O7 )
- Acido cromico (H2CrO4 )
- Anidride cromica (CrO3 )
- Salcromo
- Solfato basico di cromo
Monitoraggio ambientale
Lo stabilimento industriale cessò le proprie attività nel 2003 a seguito della sua dismissione. La Luigi Stoppani SpA realizzò un piano di caratterizzazione che avrebbe coinvolto esclusivamente i territori di proprietà dell’azienda, compreso lo stabilimento industriale stesso e le aree di scarico limitrofe. Un ulteriore ente ligure, Arpal, attuò un progetto per il monitoraggio di acque e suolo entro l’area costiera e marittima coinvolta, evidenziando la gravità della contaminazione ambientale.

Interventi effettuati
Il gruppo Ecosurvey fu fautore di un importante intervento di biorisanamento, ovviamente preceduto da indagini geotecniche e geochimiche del sito d’interesse. Tale operazione dispose innanzitutto una messa in sicurezza della discarica attraverso una sua impermeabilizzazione con la tecnica del capping superficiale, seguita dal contenimento dei rifiuti tossici mediante diaframmi plastici. La seconda fase dell’intervento vide la costruzione di una massiccia struttura in calcestruzzo adibita al contenimento di 500’000 m3 di scarti pericolosi.

Situazione attuale
Recenti carotaggi effettuati da un commissariato statale nel 2017 hanno rivelato una situazione precaria: la riviera di ponente in prossimità di Cogoleto è interamente contaminata da rifiuti prodotti in un secolo di attività industriale, rendendo impellente la necessità di procedere ad ulteriori piani di bonifica che perdureranno diversi decenni.

Cengio e Saliceto – Savona

attualmente impiegato da Eni come impianto di depurazione delle acque
Cause della contaminazione
La contaminazione del sito è imputabile alle attività di un insediamento industriale costruito nel 1882 come piccolo dinamitificio al servizio dell’industria bellica, successivamente acquisito dall’ACNA (Aziende Chimiche Nazionali Associate) che ne convertì la produzione a composti intermedi per la sintesi di coloranti e prodotti farmaceutici. Negli anni successivi lo stabilimento fu acquisito da diverse società sino a passare sotto il controllo di EniChem, la futura Eni, nel 1988. Le attività industriali che precedono tale data furono responsabili di un radicato fenomeno di contaminazione ambientale.

I composti inquinanti
composti inquinanti del sito d’interesse sono stati determinati entro un progetto di caratterizzazione operato dal Ministero dell’Ambiente, e sono i seguenti:

- Amianto
- Diossine
- Policlorobifenili
- Idrocarburi
- Metalli pesanti
- Pesticidi
- PFAS (composti perfluoroalchilici)
Interventi effettuati e situazione attuale
Successivamente all’acquisizione dello stabilimento industriale da parte di EniChem, essa lo predispose alla chiusura nel corso degli anni ’90, pianificando nel frattempo una serie di interventi di bonifica del territorio. Nel 2000 Eni ottene permessi speciali da diversi enti e ministeri per eseguire i sopracitati interventi che avranno luogo tra il 2003 ed il 2006. Le operazioni di bonifica videro l’impiego di copiose tecnologie tra cui trincee drenanti, murature in calcestruzzo e diaframmi plastici, seguito da ulteriori misure di sicurezza. Sebbene il sito sia tutt’oggi pressoché incontaminato, le conseguenze sanitarie a carico della popolazione sono drastiche a causa dell’esposizione di circa 5 milioni di cittadini a sostanze tossiche ed oncogene che ne hanno gravemente compromesso le condizioni di salute.

Pitelli – La Spezia

Cause della contaminazione
L’inquinamento del sito è associabile alle numerose attività industriali e di smaltimento rifiuti effettuate nell’area contaminata, nonché agli scarichi di refluo domestico prodotto dagli insediamenti abitati presenti sul territorio insieme all’apporto costituito da attività militari e cantieristiche.

I composti inquinanti
Contaminanti delle acque:
- Idrocarburi policiclici aromatici (benzopirene [1], benzoperilene [2])
- Idrocarburi pesanti

Contaminanti del suolo:
- Metalli pesanti (As, Cd, Cr, Hg, Pb, Cu, Zn)
- Policlorobifenili
Interventi effettuati e situazione attuale
A seguito di caratterizzazioni ed interventi di bonifica a carico di ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure) il sito d’interesse Pitelli è da considerarsi pressoché incontaminato.
